10 February 2009

FOIBE, GIORNATA DEL RICORDO. UN'INIZIATIVA FATTA CON LO SCEMPIO DELLA VERITA' STORICA.


"Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani"


Benito Mussolini
1920

Questa frase dettata dal dittatore italiano può darci l'idea di quello che le genti slave abbiano dovuto subire durante i venti anni del fascismo nelle terre dell'Adriatico orientale.

Dal 2004, ogni 10 febbraio, le televisioni italiane ci propinano le testimonianze di esponenti neofascisti che ci scodellano una verità distorta ed a senso unico, facendoci credere che le foibe siano state un fenomeno di pulizia etnica, subito dagli italiani per il solo fatto di essere tali. Emblematico il caso del polpettone nazional-popolare rappresentato dallo sceneggiato "Il cuore nel pozzo".

Questo video da una idea molto pregnante di quale idea distorta la politica italiana stia cercando di installare nelle coscienze di tutti i cittadini. Buona visione.




Durante il periodo della Iugoslavia di Tito c'erano giornali, una rete televisiva e radiofonica statale in lingua italiana, scuole italiane ed istituzioni culturali per i nostri connazionali rimasti sotto la giurisdizione delle istituzioni iugoslave. Tutti quelli che nel ventennio non si sono compromessi con i crimini fascisti non hanno avuto alcun problema in tutto il periodo socialista.

Purtroppo la politica italiana è priva di valori e di contenuti, tanto che ha pensato di poter distrarre il popolo bue con l'idea di un olocausto all'amatriciana. Il vittimismo immotivato è un sentimento a basso costo che si propaga come una febbre virulenta. Le nostre televisioni ed i nostri giornali parlano di italiani solo come di perseguitati senza motivo.

Ma noi dovremmo solo vergognarci delle azioni barbare che il potere fascista ha compiuto in Istria, in Dalmazia ed a Fiume. Vi presento due documenti filmati. Il primo parla del campo di concentramento italiano di Rab e sul fenomeno del concentrazionismo italiano, il secondo degli ordini ricevuti dalla truppe italiane su come trattare la popolazione in Montenegro. Buona visione.








Per concludere, posso dire che in Italia per troppi anni non si è parlato del problema. Ma oggi se ne sta discutendo con il solo proposito di descrivere gli slavi ed i comunisti come belve feroci, senza parlare delle bestialità fasciste che quelle popolazioni hanno dovuto subire per 20 anni.

Dopo due decenni di soprusi non si può pretendere che la controparte si comporti, una volta diventata parte militarmente forte, senza qualche eccesso di vendetta.

NELLA FOTO: LAPIDE COMMEMORATIVA DEI CADUTI TRA LE FILE DEI PARTIGIANI IUGOSLAVI. AD UNA VALUTAZIONE ATTENTA NON PUÒ SFUGGIRE LA PRESENZA DI MOLTI NOMI ITALIANI. LA LAPIDE SI TROVA A POREĆ (PARENZO), ISTRIA CROATA.



23 May 2007

LA SITUAZIONE CAMPANA E LA NECESSARIA REAZIONE DELLE PERSONE ONESTE.

Le notizie negative le riceviamo purtroppo da tutta Italia ma, alcune di quelle che provengono dalla città di Napoli, hanno qualcosa di più angosciante.

Non per la prima volta, alcuni giorni or sono, c'è stato un fatto che mi ha suscitato sentimenti davvero indicibili. Una turista è stata scippata del proprio Rolex, la polizia ha intuito il fatto, ha inseguito i malviventi e....la gente ha cercato di bloccare le forze dell'ordine!!!!

Purtroppo non si tratta di un fatto isolato. Lo scorso agosto un turista americano, derubato della propria fotocamera, ha inseguito i rapinatori ed ha visto delle persone scendere in strada. Il bravo e sventurato ragazzo, sicuro della benevolenza della gente comune, ha invocato aiuto e....è stato fatto oggetto delle percosse di quelle brave persone scese a difendere il sacrosanto diritto a delinquere.

Mi pongo una domanda un po' cruda ma legittima, visto che in un Paese civile la reazione sarebbe stata eradicante, con forme analoghe allo stato di assedio. Come mai in Italia reagiamo a questa vergogna nazionale con risposte di carattere culturale e riversando fiumi di danaro verso la città del sole, quando invece, per quartieri che bloccano la polizia o aggrediscono i malcapitati vittime di abusi ci vorrebbe solo l'esercito in assetto di combattimento. In una nazione normale non sarebbe uno scandalo sospendere alcuni diritti individuali, che non devono spettare a persone in evidente stato di insubordinazione ed alienazione dalle regole democratiche, etiche e di civiltà.

Sicuramente e giustamente qualcuno potrebbe obiettare a questa mia forte presa di posizione dicendo che non è possibile fare di tutta l'erba un fascio, in quanto non tutti i napoletani sono delinquenti. Questa obiezione è sicuramente giusta, in quanto nella città di Napoli esistono tantissime persone oneste (ne conosco personalmente tantissime) e tante energie culturali creative e positive. Ma è proprio a queste persone ed a queste forze che mi rivolgo, in quanto dovrebbero smetterla di essere "maggioranza silenziosa". Dovrebbero cominciare a fare sentire forte la propria voce e chiedere allo Stato di dirottare i fondi spesso usati per movimenti di tipo clientelare verso una massiccia operazione di ordine pubblico, che permetta a chi abbia voglia di investire nella loro città di poterlo fare senza la paura di vedersi arrivare il "galantuomo" che chiede il pizzo, ai cittadini ed ai turisti di ammirare le bellezze artistiche napoletane senza la paura di essere aggrediti, alle persone becere che purtroppo rovinano la fama e la vita di una metropoli millenaria di andare giustamente in galera senza troppi complimenti.

Le persone perbene di Napoli devono convincersi ad accettare la presenza massiccia e non simbolica dell'esercito, senza cedere alle intenzioni evasive e retoriche di chi vuole parlare dei problemi senza trovarne una soluzione. Penso che anche loro siano convinte che la città vada ripulita. Non solo dalla spazzatura.


Certe scene e certe notizie non possiamo tollerarle e voi, napoletani onesti, non dovete rimanere passivi. Altrimenti potrebbe venire il sospetto che la "maggioranza onesta e silenziosa di Napoli" sia o troppo silenziosa o troppo poco maggioranza.

Una politica di responsabilità per Napoli e per la Campania deve essere attuata al più presto per tutte le problematiche, compresa quella riguardante lo smaltimento dei rifiuti. Capisco che nessuno voglia l'inceneritore o la discarica vicino a casa, comprendo che la raccolta differenziata sia talvolta noiosa, ma il nostro Paese ed i contribuenti italiani non possono più pagare per portare i rifiuti campani in Germania a caro prezzo. L'irresponsabilità non attrae mai la solidarietà di nessuno e noi del versante orientale italiano non siamo più disposti a vedere parte del nostro reddito finire in spese improduttive solo perché qualcuno non vuole trovare soluzioni.


Per concludere, invito le istituzioni a prendere iniziative energiche e decisive su tutti i problemi che affliggono questa parte d'Italia, i cittadini campani ad assumersi tutte le incombenze ed i sacrifici che le azioni risolutive comportano. Ed i cittadini del versante orientale italiano a vigilare affinchè le tasse, frutto della loro laboriosità, vengano impiegate per una solidarietà volta a risolvere ed eradicare i problemi e non per riempire la pancia di chi aspetta, dalla mattina alla sera, che qualcuno gli mandi la manna dal cielo.

NEI VIDEO: SERVIZIO SULLA SITUAZIONE CRIMINALE E DI DEGRADO SOCIALE A NAPOLI (CON NOTIZIE SULLE AGGRESSIONI A FORZE DI POLIZIA E POMPIERI), SERVIZIO DELL'EMITTENTE FRANCE 2 SULLA SITUAZIONE RIFIUTI, LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI IN ISLANDA.


16 May 2007

Il nuovo Presidente francese e la politica ITALIANA della naftalina.

Questa mattina c'è stato l'insediamento del nuovo Presidente della Repubblica francese ed ho fatto una considerazione.
Ho sempre avuto interesse nei confronti della politica transalpina e, mentre guardavo distrattamente la cerimonia d'insediamento di Nicolas Paul Stéphane Sarközy Nagy-Bócsai (il vero nome di Nicolas Sarkozy, di chiara origine ungherese), mi veniva da pensare alle prime elezioni (nel 1995) nelle quali Jacques Chirac divenne presidente, avendo in mente tanti personaggi. Edouard Balladur, Lionel Jospin, Hervé de Charette sono nomi che aleggiavano in tutti i telegiornali e che oggi si sono onerevolmente messi in sordina, specie dopo le sconfitte elettorali, dando così la possibilità a nuovi protagonisti di presentarsi sulla scena politica. Lo stesso Chirac, in un discorso televisivo dell'11 marzo 2007 ha annunciato, dimostrando molto pudore, di non volersi ricandidare in quanto, tra le altre ragioni, era molto più anziano degli altri candidati.

Mentre in Italia il Partito Democratico si presenta come il nuovo che avanza, con D'Alema, Rutelli e Fassino reduci da tante sconfitte elettorali. Mentre Gianfranco Fini è segretario del suo partito dal lontano 1987, quando in Gran Bretagna era primo ministro Margareth Tatcher. Con Prodi e Berlusconi nati prima della seconda guerra mondiale, iniziata il 3 settembre 1939.

Mi sono messo un pò a curiosare sulla rete per verificare la situazione negli altri Stati europei, controllando le date di nascita dei presidenti e dei primi ministri. Ecco che cosa ne è emerso:

  1. Francia: Nicolas Sarkozy, nato nel 1955;
  2. Spagna: José Luis Rodríguez Zapatero, nato nel 1960;
  3. Belgio: Guy Verhofstadt, nato nel 1953;
  4. Paesi Bassi: Jan Peter Balkenende, nato nel 1956;
  5. Germania: Angela Merkel, nata nel 1954;
  6. Austria: Alfred Gusenbauer, nato nel 1960;
  7. Slovenia: Janez Janša, nato nel 1958;
  8. Ungheria: Ferenc Gyurcsány, nato nel 1961;
  9. Croazia: Ivo Sanader, nato nel 1953;
  10. Serbia: Boris Tadić, nato nel 1958;
  11. Macedonia: Nikola Gruevski, nato nel 1970;
  12. Grecia: Kostas Karamanlís, nato nel 1956;
  13. Repubblica Ceca, Mirek Topolánek, nato nel 1956;
  14. Regno Unito, Tony Blair, nato nel 1953.
L'elenco potrebbe continuare. Ma è possibile che in Italia, dagli anni '50 in poi, non sia nato nessuno capace di guidare il Paese? Ma è possibile che in Francia quando qualcuno perde si ritira dignitosamente mentre da noi hanno la faccia tosta di voler essere sempre prime donne? Ma la politica italiana, oltre a Fassino, Rutelli, Fini, Mastella, Buttiglione, i due Craxi, Berlusconi e D'Alema, non sempre vincenti, non sa esprimere altro?

NELLE FOTO: NICOLAS SARKOZY, TONY BLAIR IN COMPAGNIA DEL PRIMO MINISTRO UNGHERESE.

14 May 2007

SI POSSONO AUMENTARE LE PENSIONI MINIME? Dove trovare i fondi? ABOLIAMO LE PROVINCE!!!

LA PARABOLA DEL FEDERALISMO INACIDITO.

Oggi vorrei intervenire su un tema non nuovo e svincolato dall'argomento dei versanti tipica del blog. Una questione che però pregiudica il buon funzionamento del nostro Stato. Parliamo di spese inutili. Parliamo di province.

Il nostro è un Paese bizarro, dove le cose vengono prese sempre dal verso errato, dove anche da una buona idea vengono tratte iniziative che tendono a rendere inefficaci tutte le buone intenzioni.

Questo è accaduto, ad esempio, per l'approccio italiano al federalismo. Questo concetto dovrebbe rendere responsabili gli enti di amministrazione locale sulle questioni della finanza pubblica ed interpretare meglio le esigenze della gente per naturali condizioni di prossimità. Una bella idea, lanciata nel dibattito politico dalla Lega Nord e fatta rapidamente propria da quasi tutte le numerosissime forze politiche italiane. Destra e sinistra si sono riempite la bocca con questa parola che le rendeva inconsciamente accomunate all'efficienza burocratica della Repubblica Federale Tedesca.

Invece abbiamo creato la farragginosità all'italiana, come sempre. La legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3, che ha modificato il Titolo V della Costituzione ha introdotto il bel principio della sussidiarietà, fissando un elenco di dicipline di competenza dello Stato centrale e delegando tutte le altre agli enti locali. Questa bella occasione è stata però sprecata, trasformandosi nella fonte di innumerevoli conflitti di attribuzione, opportunità sfruttatissima da amministratori di tutti gli enti e di tutti i Partiti per scaricare le angustie degli insuccessi conseguiti. I cui effetti devono essere subiti dai cittadini anche in modo drammatico (video).

Ma il vento di autodeterminazione ha portato, come effetto politico, alla creazione epidemica di nuove province. Le prime avvisaglie le abbiamo scorte nel 1992, quando ne vennero create 7. Ma recentemente siamo alla pandemia. Nel 2004 sono state istituite altre nuove province, portando il numero complessivo a 109.

Ora una domanda. Ma a cosa servono le province? Quante volte vi recate presso uno sportello di questi enti per ottenere un servizio? Quali sono le funzioni così delicate e non delegabili a regioni e comuni?

La mia opinione è quella di trasferire le funzioni ed il personale delle province ad altri enti locali, abolendo però tutti gli organi politici elettivi (consilio e giunta), inutili, burocratici e costosi.

Ogni cricca politica locale verifica in continuazione la possibilità di istituirne di nuove e bizzarre, al solo fine di incamerare nuove poltrone. Secondo informazioni che sono riuscito a ricavare dalla rete il complesso delle amministrazioni provinciali costa dai 17 ai 20 miliardi di euri all'anno. Equivalgono a circa 35.000 miliardi delle vecchie lire!!

Non avrei nessuna compassione per l'assesorame costretto a trovarsi un lavoro, privato delle auto blu e senza superstipendio. Viceversa sento molta compassione nei confronti dei molti pensionati costretti a vivere con poche centinaia di euri al mese, spesso pagando anche un affitto.

Perché dobbiamo continuare ad ingrassare assessori e consiglieri, senza che questi abbiano competenze utili ai cittadini? E' un fenomeno che ci ricopre di ridicolo nei confronti del mondo. Perché mantenere tanti anziani in condizioni di indigenza? E' una colpa che ci ricopre di vergogna.

Non è facile, ma un'inversione di rotta è possibile. Le amministrazioni provinciali costituiscono nel loro insieme una nave difficile da mantenere in funzione ed onerosa da alimentare. Ma se dovesse naufragare nessuno la rimpiangerebbe.

Nella foto: suddivisione dell'Italia in province.

08 May 2007

Flashback. SULLE STRADE D'EUROPA. Tre brevi storie.

La viabilità in Italia è davvero ad un punto critico. La rete autostradale è superata, le ristrutturazioni sono lente e farraginose, fino a concretizzare una complessiva inadeguatezza. Una struttura spesso al collasso, appesantita dal trasporto merci che avviene troppo su gomma e troppo poco sull'acqua e sui binari.

Ma anche nell'inefficacia generale esiste un gap tra i versanti occidentale ed orientale della penisola italiana. Prendo un caso eclatante, già da me in parte affrontato negli scorsi mesi: la Calabria.

In questa regione la situazione dei trasporti è davvero penosa ma, l'esperienza personale ed il racconto degli amici mi hanno fatto capire che anche nella drammaticità della situazione il versante ionico sta peggio di quello tirrenico.

Navigando sulla rete ho trovato tre filmati molto interessanti. Il primo riguarda la autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Un' autostrada che certamente non è degna di in Paese del G8. Potrete notare agevolmente i rattoppi del manto stradale, la larghezza della carreggiata molto limitata e l'assenza della corsia di emergenza. Una situazione non proprio onorevole, visto che la A3 è parte dell'itinerario europeo E45. Buona visione.



Il secondo video è relativo alla strada statale 106 "Jonica". Guardate la clip....ogni mio commento è superfluo.



Cosa dire? Perchè succede questo? Perchè il nostro Paese sta tornando al medioevo? Le scuse non ci sono. Guardate cosa hanno costruito in pochissimi anni in un Paese un tempo considerato povero. Il prossimo filmato è ambientato su un'autostrada ungherese. Buon divertimento.


La situazione nazionale la posso riassumere, brevemente, così:
  1. il versante orientale è penalizzato rispetto a quello tirrenico;
  2. il sistema Italia, un tempo arretrato rispetto ai Paesi dell'Europa occidentale, sta diventando tale anche nei confronti di quelli dell'Europa orientale, la cui classe dirigente sta lavorando benissimo.
Nelle nuove repubbliche dell'est-Europa stanno lavorando alacremente, le infrastrutture vengono fatte bene ed in pochissimi anni (il comunismo è caduto nel 1989). Da noi invece delle stradacce tipo la A3 se ne parla da quando ero bambino senza che venga trovata una situazione coraggiosa e rapida (della s.s.106 non si occupa nemmeno la stampa). Noi ci siamo cullati troppo ed abbiamo mandato ai governi locali ad a quello nazionale gente che ci sta mandando in un baratro. Le infrastrutture sono il "sistema circolatorio" di un Paese moderno. Ed il nostro ha le arterie devastate!!!

05 May 2007

NOI E LORO. La promozione del turismo. Italia vs. Bosnia-Erzegovina.

Nel mio precedente post ho descritto la vicenda della mancata assegnazione degli Europei di calcio 2012 all'Italia. Seguendo la discussione ho capito due cose: noi abbiamo il passato glorioso, le grandi squadre, i campioni e la recente vittoria del mondiale. Attributi che Polonia ed Ucraina non hanno. Ma loro hanno qualcosa di più. Qualcosa che nel mondo attuale premia e premia molto. Hanno dimostrato umiltà, classe dirigente più giovane, preparazione meticolosa dei rapporti di candidatura, delegazioni complete e che rappresentavano il passato sportivo recente dei due Paesi. In Italia vige la superficialità, il qualunquismo e l'arroganza. La certezza che le sole facce della Melandri, di Lippi e di Abete sarebbero state sufficienti a stracciare la concorrenza dei poveracci dei due Paesi dell'est. Nella nostra Italia vige la "sindrome dell'anello al naso", un fenomeno di mentalità sociale, vigliacca e gretta, che tende a considerare i poveri e le loro Nazioni di origine come depositarie della miseria, dei sentimenti infidi e dell'approssimazione economico-organizzativa perpetua.

Questa sindrome rappresenta uno dei tanti fattori che giustificano presso l'opinione pubblica il poco impegno infrastrutturale, organizzativo, sociale e politico verso le regioni del versante orientale italiano. Accade a livello della progettazione stradale e ferroviaria. Accade quando bisogna organizzare un grande evento. Accade quando bisogna smaltire i rifiuti. Accade quando si deve girare una serie televisiva, che se riguarda una regione orientale italiana ne parla solo in chiave drammatica o strumentale. Le sole due fiction che io ricordi, ambientate in realtà adriatiche o ioniche, parlavano di Cefalonia e delle foibe. Siamo ben lontani da altre atmosfere, ben più idilliache...

Nella nostra Italia c'è sempre un senso di superiorità su tutto quello che in coscienza o per comodo è più conveniente. Siamo tanto forti che perdiamo quote anche nel settore sul quale non dovremmo avere pari. Un settore che con una migliore valorizzazione del territorio ci potrebbe vedere vincenti su tutti: il turismo. E le perdiamo sia nei confronti dei Paesi ricchi sia di quelli in via di sviluppo. Frutto dell'approssimazione e della presunzione.

Ora vorrei mostrarvi tre video. E chiedo a tutti i lettori di guardarli con attenzione ed integralmente. Vi prego soprattutto di ascoltarli. Il primo rappresenta la massima azione promozionale ufficiale del sommo rappresentante istituzionale del settore turistico. Si tratta di Francesco Rutelli. Sinceramente, quando ho visto questo filmato ho avuto paura. Mi sembrava un ostaggio dei talebani che chiedeva di ritirare le truppe dall'Afganistan. Un tono così questuante che insospettirebbe qualsiasi potenziale turista.

Una pubblicità, a mio avviso, non proprio felice. Un inglese parlato in maniera davvero originale. Uno spot approssimativo e di autocelebrazione.

Vorrei ora presentarvi un video che dovrebbe vincere 72 premi oscar. Si tratta del cortometraggio promozionale della Comunità Turistica della Bosnia Erzegovina. Un filmato fatto ad arte, dove la musica ed i suoni sono parte integrante dell'incantevole paesaggio. Dura circa 4 minuti. Chiunque lo guardi si chiede per quale motivo non sia mai andato nel piccolo Paese balcanico, scordandosi della guerra oramai finita. Un video che presenta tutte le realtà geografiche e culturali bosniaco-erzegovesi (invece nella scia dello "stile promozionale italiano" ci sarebbe stata una monografia sul ponte di Mostar e sul mercato di Sarajevo). Guardatelo e soprattutto ascoltatelo...mi ringrazierete!!



Il piccolo, forse banale, ma tangibile confronto che ho posto in esame ha alcuni significati. Il primo è che nel promuovere una merce a carattere emozionale come è il turismo, ci vuole tutto meno che l'improvvisazione, tutto meno che un filmatino girato in ufficio. La piccola e sfortunata Bosnia-Erzegovina lo ha capito, ha usato la necessaria umiltà, si è avvalsa di ottime competenze, ha fatto meglio di noi e ne avrà i frutti, come altri ne hanno avuti e ne stanno avendo. Un messaggio di pubblicità legata alle vacanze deve infondere la voglia di ricrearsi in un dato contesto.

Il secondo fattore che noto è quello della ricchezza paesaggistico-culturale che, quando mostrata nell'intierezza, attira il viaggiatore di qualità. Vanno quindi evitati filmati realizzati come il seguente, dove l'Italia viene presentata come un guazzabuglio di luoghi comuni, sia geografici che concettuali. Dov'è Lecce?? I parchi nazionali?? Mantova?? Lignano?? Le tremila città d'arte, gli itinerari enogastronomici, l'archeologia, il turismo montano e balneare? Urbino, una città d'arte del versante adriatico (patrimonio UNESCO), perché non è menzionata? Per quale motivo non vi è neanche un fotogramma, tra i tanti e confusionari, sull'Arte Bizantina? Buona visione.



Filmati di questo genere sono sintomo di una mentalità a dir poco miope, che invitano ad un turismo mordi e fuggi, incapace di arricchire sia l'anima e la cultura del turista, sia l'economia del Paese. Che distrugge l'ambiente senza alcun costrutto. Un'industria turistica inadatta a creare sviluppo nella comunità nazionale nel suo complesso.

Qual'è il parallelismo con la vicenda degli europei?? Noi sicuramente abbiamo molto di più rispetto al piccolo Paese balcanico. Ma loro hanno l'umiltà, classi dirigenti giovani e preparate, un ottimo livello culturale. Gli stessi fattori positivi di Polonia ed Ucraina. Lo stesso svantaggio organizzativo che la classe dirigente tirrenocentrica ha mostrato nella vicenda "Euro 2012", privando l'Italia di un'occasione ghiotta.

Complimenti invece alla nostra cara dirimpettaia Bosnia-Erzegovina. Una terra così bella merita prosperità e pace. Un'organizzazione così volenterosa richiede stima e rispetto.

02 May 2007

I grandi eventi. MAI SULL'ADRIATICO. MAI SULLO IONIO. Il mancato scempio DELL'EUROPEO-FLOP 2012.

Poche settimane or sono, grande eco ha avuto la decisione dell' UEFA sulla assegnazione dell' Europeo di calcio del 2012, attribuita al consorzio costituito da Polonia ed Ucraina. I mezzi d'informazione avevano data per improbabile l'esclusione dell'infallibile gruppo di lavoro italiano, i cui dirigenti ed i politici hanno reagito sgomenti alla notizia.

Sicuramente avrei avuto piacere se la manifestazione avesse avuto luogo nel nostro Paese, ma la notizia è sicuramente densa di molti significati ed esemplificativa di come un metodo di lavoro basato sulla esclusione territoriale non paghi più. I grandi eventi, per
riuscire, devono essere costruiti sulla unità e sulla concordia nazionale, coinvolgendo in modo quanto possibile uniforme tutte le aree geografiche e culturali di una Nazione. Invece non è stato così. Il progetto italiano per Euro 2012 avrebbe interessato quasi esclusivamente il versante occidentale della penisola italiana. E l'UEFA, fortunatamente, non ha avallato il solito saccheggio tirrenico.

Certamente il comitato che ha fatto le valutazioni relative alla scelta delle candidature non avrà considerato questo aspetto nello specifico, che però rappresenta, con certezza, la conseguenza di quanto il "sistema Paese" sia ritenuto poco credibile all'estero. E di quanto i modi di fare sbrigativi e lobbistici tipici della nostra Nazione ci contraddistinguano negativamente, fino ad ineficiare la candidatura italiana, ritenuta dai più come favorita.

La concordia in un Paese è tutto. L'entusiasmo e l'orgoglio collettivo vanno stimolati ed implementati. Perché quindi escludere (con la sola eccezione di Bari) tutto il versante adriatico-ionico della penisola?

Perché il "calcio" non ha ritenuto giusto organizzare il campionato europeo in alcune importanti città con grande tradizione calcistica, che alla nazionale hanno sempre riservato molto calore, che all'erario hanno sempre dato e danno molto gettito? Perché a Trieste si gioca solo quando la nazionale è in crisi di credibilità?? Perché non è stata considerata Rimini, laboriosa e produttiva, volano dell'industria turistica italiana? Perché non tener conto di Pescara, città che è riuscita ad ottenere l'organizzazione dei Giochi del Mediterraneo del 2009? Perché non distribuire la manifestazione in maniera più omogenea sul territorio, al fine di dislocare i maniera più solidale i vantaggi economici e di immagine? Perché fare pagare a tutti i cittadini il costo delle opere infrastrutturali e dell'ordine pubblico (in genere le forze dell'ordine vengono ridislocate nelle città ospitanti) e dare i benefici solo alle solite città, le stesse che ospitarono Italia '90?

Il modo di assegnare le sedi ha fatto da degno corollario alle vicende poco edificanti che hanno interessato il calcio italiano negli ultimi tempi (violenza e calciopoli in primo piano). Vicende che hanno influito in maniera decisiva sulla bocciatura della candidatura italiana.

Del calcio ucraino e polacco non so dire molto ma, di certo, la decisione UEFA premia giustamente questi due Paesi, reduci da un passato non facile e con energie umane di grande valore. I giovani di questi due Stati si contraddistinguono per grande spirito di sacrificio, buona conoscenza delle lingue, grande umiltà e per un ottimo livello culturale. Qualità che, evidentemente, nel nostro Paese non vanno più molto di moda. E, in ogni caso, il comitato organizzatore di Polonia ed Ucraina, ha comunque scelto le città ospitanti in maniera molto più uniforme rispetto a quanto fatto dal comitato italiano. Dimostrando saggezza.

I vincitori non credono al caso! Ed io nemmeno.


NELLE FOTO: CARTINA DEL PROGETTO ITALIANO "EURO 2012", CARTINA DEGLI EUROPEI CHE SI GIOCHERANNO IN UCRAINA ED IN POLONIA.